— 150 — madre, come erano stati i suoi avi, come era gran parte degli aristocratici del tempo. Una particolare varietà di tipi presenta la serie femminile dei suoi eroi, specialmente delle ragazze. Dalla fanciulla idealista e infelice per la sua stessa ipersensibilità, che la fa soffrire « per tutti i perseguitati, pei poveri, per le persone degne di pietà » (Marianna in Terre vergini), all’eroica martire del destino, esempio di suprema rassegnazione cristiana nella tragica sventura che la colpisce (Lukèria in Reliquia vivente), dalla debole e timida innamorata, incapace d’ogni atto di volontà (Lisa nel Nido di gentiluomini), alla donna capricciosa e impetuosa (Irene in Fumo, la principessa Ze-naide in Primo amore), all’amante ardente e appassionata, energica, risoluta, fedele, indipendente (Elena in Alla vigilia), è tutta una galleria di diversi tipi femminili caratteristici, che si muovono sullo sfondo prevalentemente amoroso della trama turgheneviana. C’è forse anche in questo un qualche riverbero di Pus-kin, che aveva fatto nella sua Tatjana una specie di apoteosi della ragazza russa. Della ragazza, non della donna. Ecco perché uno dei biografi tedeschi di Turghènjev può asserire, sia pur con una certa esagerazione, che tutta la vita di lui è un « Canto dell'amor) trionfante per la donna russa » (1) e un altro suo biografo, fra i più autorevoli scrittori della Russia contemporanea, il Merez- (1) A. Euasberc: Russische Literaturgeschichte in Einzelporträts (München, Beck, 1922), pag. 45.