— So- la lunga serie di mirabili quadri dal vero, la cui raccolta, nota sotto il titolo generico di Memorie d’un Cacciatore (Zapìski ochòtnika), doveva restare nella storia della letteratura russa fra i maggiori capolavori della prosa narrativa. Il titolo, sotto il quale quei racconti furono riuniti e sono rimasti nella storia della letteratura russa, non era stato ideato dall’autore. L’aveva escogitato Panàjev come sottotitolo di Chor e Kalìnyc, forse — come dice Turghènjev, che ce ne informa nelle sue Memorie letterarie — nell’intento di cattivarsi i lettori. Turghènjev pertanto l’adottò di buon grado, come quello che meglio rispondeva se non al contenuto, per lo meno all’origine comune dei vari racconti e meno poteva urtare la suscettibilità della censura in un tema così delicato e pericoloso, qua-l’era quello delle condizioni di vita nelle campagne russe. * * * La servitù della gleba era una delle più antiche e più tristi piaghe della Russia, la nota più lacrimevole di tutta la sua storia sociale, l’onta maggiore della sua evoluzione civile (1). Iniziatasi di fatto alla fine del XVI0 secolo, sotto Boris Godunòv, la servitù della gleba aveva finito per ricevere sotto Michaìl Romànov, nella prima metà del XVII0 secolo, il suo definitivo riconoscimento legale, assumendo (1) Il tema, oggetto di numerosi studi, è stato qualche anno fa ampiamente trattato anche in Italia da Ettore Lo Gatto nel suo libro : La servitù della gleba e il movimento di liberazione in Russia (Bologna, Zanichelli, 1925. Collezione «Le grandi civiltà»).