— 56 — getto di pietà: un essere pensante e senziente, che ha un’anima come tutti, ma solo ha dei modi suoi propri di pensare e di sentire. In tal modo quest’anima — osserva il Waliszewski (1) — ignorata completamente da Gògol slavofilo, venne rivelata alla Russia da Turghènjev occidentalista, e in questo modo pure l’autore delle Memorie divenne uno degli agenti più attivi dell’emancipazione. $ ^ Le Memorie d’un Cacciatore sono dunque quadri fedeli della vita di campagna in Russia. Non in tutti peraltro le condizioni miserevoli dei servi sono rappresentate. Vi sono parecchi racconti dai quali il problema della schiavitù esula completamente. Ma dovunque esso appare, sia che l’autore l’affronti in pieno in qualcuno dei suoi aspetti più caratteristici (come nei racconti: Jermolài e la mugnaia, Acqua di lampone, L’intendente, Pietro Petròvic Karatàjev), sia ch’esso faccia appena capolino fra le quinte, è sempre rivelazione magistrale d’un’or-renda realtà. Non credo che la potenza della narrazione di questi capolavori turghèneviani, la vivezza delle immagini, la schietta naturalezza dei dialoghi, le plastiche tinte della pittura, la bonaria eloquente semplicità della forma siano mai state superate in alcun’altra letteratura. Su una trama sottile, futile spesso, non di rado, su una semplice descrizione di cose e di uomini senza trama di sorta, il poeta trascina il lettore nelle steppe (1) K. Waliszewski : Littérature russe, 4» ediz. (Paris, Colin, 1921), pag. 282.