— 123 — Ecco pei suoi nemici altrettanti eloquenti riprove del deficiente sentimento patrottico di Turghènjev. E quando, morto Gustavo Flaubert, Turghènjev volle farsi promotore d’una sottoscrizione per erigergli un monumento a Pietroburgo, ecco .anche in questo una nuova conferma, pei suoi avversari, del suo « occidentalismo » antinazionale, offuscante così ogni svio sentimento patriottico da spingerlo, nientemeno, a patrocinare in Russia onoranze solenni a un Francese, a un occidentale, quando tanti grandi Russi attendevano ancora nella loro patria il loro monumento! Nell’accanimento partigiano vi fu perfino chi, appigliandosi al suo lungo soggiorno in Francia e alla sua padronanza perfetta della lingua francese, tentò d’insinuare la banale e assurda calunnia ch’egli avesse composto addirittura in francese, quasi per un certo disprezzo alla lingua materna, parte dei suoi lavori e solo più tardi li avessi tradotti in russo. Con sottile e piuttosto maligna insinuazione vorrebbero in certo modo ribadire proprio quest’accusa le parole di Dostojevskij, il quale scriveva nel 1876, nel suo Giornale d’uno scrittore : « E’ stato perfino domandato se non abbia poca importanza la questione se Turghènjev abbia scritto in francese o in russo... Non vi sarebbe certo nulla da ridire specialmente per uno scrittore di quella tempra e per un così grande conoscitore della lingua russa come Turghènjev; se gli salta il ticchio, che cosa non scrive egli in francese, dal momento che lo conosce così bene come il russo? »