— 82 — una delle figure principali del romanzo, che crede nel potere benefico della civiltà, sferzano abilmente nazionalisti e slavofili e allo stesso tempo i loro avversari riformatori. La pubblicazione di Fumo non rinnovò, malgrado i suoi punti di contatto con Padri e figli, la tempesta d’invettive e d’ire che s’era scatenata intorno all’altro romanzo. Fumo passò fra la generale indifferenza del pubblico, quasi inosservato, quasi non letto. Forse l’attenzione e l’interesse generale erano maggiormente attratti in quegli anni dalle recenti riforme sociali e dalla conseguente ebollizione degli spiriti, in dinamica tensione verso l’avvenire. Per Turghènjev, il cui cuore sanguinava ancora delle ferite apportategli dalla campagna di vituperi organizzata contro di lui pochi anni prima, fu una nuova delusione. « Avrei preferito un fiasco clamoroso » scriveva a Her. zen, alludendo all’accoglienza fatta dal pubblico alla sua nuova opera (1). E in un nuovo passeggiero sconforto sembra tornare per un momento al vecchio proposito di abbandonare ogni attività letteraria: « Son venuti tempi nuovi, e nuovi uomini son necessari », scrive a mo’ di commiato dai giovani russi nelle sue Memorie letterarie (2). « I veterani della letteratura, come quelli della guerra, son quasi sempre degli invalidi, e beati coloro che sanno ritirarsi a tempo! Non in tono (1) Cfr. M. Stromberc: Correspondance de Tourguéneff avec Her■ zen (in: Revue Socialiste, 24, 1896). (2) Pag. 142-3.