— 86 — dominanti, quelle di vedere e di evocare, ma lo ritroviamo sopra tutto nei dettagli, mentre l’insieme resta fittizio. La tesi del romanzo è, in sostanza, la stessa che aveva in passato tanto inasprito i rappresentanti della giovane generazione. Ma questa volta la pubblicazione non sollevò nuove tempeste nell’orizzonte dei rapporti fra il pubblico e Turghènjev. Anzi, per quanto i suoi pregi artistici fossero minori che quelli di altri suoi scritti precedenti, trovò in complesso buona accoglienza. I tempi eran dunque mutati: l’emancipazione dei servi era ormai da tempo un fatto compiuto, le migliori illusioni che i più fanatici innovatori avevano nutrito sulla reale portata delle sue conseguenze immediate erano sfumate in gran parte. Si cominciava a comprendere, per l’eloquenza dei fatti, che la critica indiretta di Turghènjev, attraverso le persone e le scene dei suoi racconti, non era cosi ingiusta, non così priva di fondamento, come era apparsa qualche anno prima. Il romanzo: Terre vergini rispecchia quel periodo di transizione della vita sociale russa degli anni settanta, che fu chiamato passaggio al popolo e col quale è particolarmente legato il grande nome di Leone Tolstoj. Questo difficile periodo di transizione è stato descritto da Turghènjev, che aveva ripreso il posto di storico del suo tempo. Il titolo di quest’opera, che ha sapore agronomico, — scrive il Veselovskij (1) — dà già la chiave per comprendere il fallimento di quei tentativi. Essi do- (1) Storia della letteratura russa, Firenze, Vallecchi, 1926, pag. 130.