— 59 — bilancio dell’attività creatrice di Turghènjev ci presenta una lunga e brillante serie di altre produzioni, nelle quali, scoperta finalmente la vera via del suo genio di scrittore, le sue eccezionali virtù di osservatore e narratore trovano nuove e belle conferme. Sono tutti racconti ripresi dal vero. Variano i temi, ma il genere è sempre, su per giù, il medesimo: quadri realistici, rievocazioni di vita vissuta, presentazione di tipi familiari all’autore, descrizione di luoghi a lui noti, persone ed episodi autentici o, quando non autentici, desunti pur sempre dalla realtà e magistralmente collocati su un realistico sfondo. Ottimi tutti questi racconti, piccole opere d’arte, giungono non di rado alla perfezione di veri capolavori. Tale è, per esempio: Mumù, scritto durante i mesi di confino a Spàskoe Sielò. Il tema è ripreso anche qui dalle infinite miserie della vita servile. Sotto questo punto di vista si potrebbe riguardarlo quasi come una continuazione delle Memorie d’un Cacciatore. Non l’aggiunse Turghènjev alla serie, perché se ne scosta da un punto di vista formale : non si tratta qui di osservazioni compiute o impressioni raccolte durante escursioni venatorie. E’ un quadro ripreso direttamente dalle memorie della propria infanzia e adolescenza. L’azione si svolge nell’ambito stesso della famiglia di Varvàra Petròvna. Questo, naturalmente, Turghènjev non ce lo dice: i nomi delle persone e dei luoghi sono ad arte alterati. Ma non c’è bisogno d’un acume particolare per riconoscere a prima vista nella vecchia padrona di casa, altezzosa, acida, tirannica, irritabile ad ogni