- 81 — venir gradualmente accentuandosi nelle produzioni successive dei suoi ultimi anni di vita. Nel Cane peraltro si ha come l’impressione che l’autore voglia abbandonare quei temi che avevano in passato ispirato i suoi scritti più famosi e che gli avevano causato le maggiori amarezze: i temi sociali. Ma anche questi, viceversa, man mano che si affievolisce nell’animo suo l’eco dell’ingrata polemica, non tardano a riprendere il sopravvento. Nel suo nuovo romanzo: Fumo (Dym), faticosamente limato e cesellato in quattro anni di paziente lavoro, e pubblicato nel Messaggero russo nel 1867, il tipo di Gri-gòrij Michàjlovic Litvìnov ricorda già molto il tipo di Bazàrov. Come in Padri e figli, come in Rùdin, come nel Nido di gentiluomini, « fumo », null’altro che « fumo » è la morale del racconto : in fumo (e di qui il titolo del romanzo) si dileguano gli ideali, i propositi, le speranze dei rappresentanti della nuova generazione russa, alla quale appartengono Grigòrij Michàjlovic Litvìnov e la sua innamorata Irene, intorno al cui amore si svolge la trama del racconto. Il romanzo vai meno, da un punto di vista artistico, e anche per la stessa concezione sulla quale si basa, dei precedenti, e sopra tutto di Padri e figli. L’intreccio amoroso, per quanto ravvivato da un continuo acuto esame psicologico dei vari tipi presentati, non desta grande interesse. Ma particolarmente riuscita è la sottile, tenue satira larvata dei vacui rappresentanti dell’alta società cosmopolitica di Baden-Baden, dove è trasportata la scena. Le considerazioni e le dispute polemiche di Potùghin, 6 — E. Damiani. — Ivàtt Turghènjev.