Valore economico e sociale della costa 21 parte sott’acqua. Non essendo ammissibile un seppellimento nell’umidità, è evidente l’abbassamento della terra e la conseguente invasione del mare. Anche sulla costa dell’Istria presso la Punta Barba-rigo fra Rovigno e Fasana nei giorni di bonaccia si intravvedono sott’acqua i ruderi ragguardevoli della piccola città di Cissa, ricordata da Plinio. Gli sconvolgimenti sismici, e dietro di loro il mare, hanno inghiottito e rubato molta polpa di terra dalla costa carsica. Oggi non rimangono che l’Istria e la Dalmazia, montuose però in gran parte anche loro, e quel poco di humus che si conservò negli avvallamenti tra le creste delle isole. Non si deve però dar tutta la colpa di questa rapacità agli dei Vulcano e Nettuno. Il Carso è una composizione montuosa calcarea, poco resistente, che si disgrega anche sotto l’azione del sole e delle acque. Per di più vi manca un nucleo compatto che formi il dorso e il sostegno di tutto il sistema orografico, come nelle Alpi e negli Apennini. Esso si disperde in molte catene longitudinali, parallele, di cui alcune sono rilevanti, ma altre non raggiungono nemmeno l’altezza di vere montagne. Era quindi, per così dire, naturale che moti sismici anche di minore entità e senza il valore di avvenimenti catastrofici, facessero, magari inavvertitamente, sfrondare, fendersi e staccarsi le minori catene di un simile sistema, provocando la scomparsa della parte meno resistente, la terra. Una conseguenza economica immediata ed evidente di una tale conformazione geografica è la povertà, giacché la terra fu ognora la fonte principale della ricchezza, e dove essa manca gli uomini possono avere le migliori qualità, ma non quella di render fertili i sassi. In compenso hanno il mare in casa, per modo di dire. Lungo questa costa il mare penetra ben addentro in ognuna delle innumerevoli anfrattuosita, tanto che si potrebbe dire che terra e mare sono concresciuti l’uno nell’altro.