336 l’adeiatico nella politica mai il massimo limite e ad onta di questa essi hanno edificato tre belle città, Trieste, Pola e Fiume, dove una volta non c’erano che borgate, hanno strappato al governo scuole nella loro lingua e se anche non sono progrediti politicamente, come avrebbero fatto in condizioni meno critiche, la loro posizione in quanto a numero, lingua e coltura non è peggiorata. Il governo dovrebbe quindi persuadersi che le persecuzioni, oltreché essere odiose, sono inutili. Del resto poi un po’ di persecuzione giova praticamente. Senza il martirio politico non si sarebbero purificati nemmeno gl’italiani dell’altra sponda. L’oppressione di quella frazione italiana, ch’è soggetta all’Austria, non potrà essere eterna' e se anche quest’oppressione dovesse essere intensificata, cosa quasi impossibile e ormai anche poco probabile, non potrà produrre la distruzione, perchè vi si oppone quell’assioma che un popolo o frazione di popolo superiore per civiltà, appoggiata al suo tronco, sia direttamente come i Trentini, sia indirettamente come gli Adriatici, che sono congiunti dal mare, non può soccombere di fronte a masse, più numerose, ma meno colte. Gl’Italiani dell’Austria dal canto loro conoscono la loro posizione nella geografia e il loro compito nella storia: sanno che la lotta per l’esistenza nazionale è divenuta oi'mai per loro un’occupazione alla quale si sono abituati, come altri popoli si dànno alla caccia, alla navigazione, alla guerra, anche ai divertimenti, per passatempo, e non cederanno. Nè il secolo ventesimo è stato scelto bene per sradicare gl’italiani dall’Adriatico. Ma ammettendo pure per una inconcessa ipotesi, che il piano del governo austriaco dovesse riuscire, esso non ne ritrarrebbe egualmente alcun vantaggio. Perchè l’Austria perseguita in ultima analisi gl’italiani? Non certo per procurarsi il gusto di convertire i tre quarti di milione d’italiani suoi sudditi in Slavi, Tedeschi e Magiari e aumentare, specialmente sulla costa adriatica, il numero dei Croati. Essa lo fa per impedire — diciamo l’ostica parola — rivendicazioni irredentistiche, o forse per lo