356 L? ADRIATICO NELLA POLITICA ’italianità. ad un’estremità periferica del non compatto e contrastato possesso nazionale, essa attira oggi gli Slavi soltanto come un centro di coltura, di cui hanno grande bisogno. Trieste è per gli Slavi troppo fuori di mano e per conquistarla lo slavismo tutto dovrebbe fare uno sforzo ancora più grande che i Tedeschi. Trattandosi dunque di rivendicazioni platoniche si potrebbe non curarle soverchiamente, se gli Jugoslavi non fossero divenuti i più inquieti dei popoli d’Europa e se le loro pretese non rischiassero di trovar appoggio nelle esagerazioni dell’idea panslavista. L’italianità sull’Adriatico soffre ancora le conseguenze fatali di Lissa. Nei primi anni che seguirono a quel lutto, lo scoraggiamento potè far credere ad una perdita irreparabile. Oggi noi possiamo giudicare quella giornata più serenamente e paragonarla ad una delle battaglie perdute dai Romani, p. e. a quella di Drepano (Trapani) neH’anno 249 a. G., durante la prima guerra punica. Anche allora i Romani avevano esaurito tutti i mezzi per terra e per mare onde vincere il nemico e dopo una lotta di quindici anni si vedevano in una condizione più pericolosa della primitiva, nò sapevano più a qual partito appigliarsi. I Romani del resto furono più fortunati perchè riafferrarono la vittoria in un decennio, mentre la sconfitta di Lissa arrestò l’italianità sull’Adriatico per quasi mezzo, secolo. Ormai anche gl’italiani hanno superato lo scoraggiamento. Intanto, anche senza affrontare battaglie, anch’essi devono tutelare i loro interessi per non lasciarsi sgravare dagli altri concorrenti. I cinquanta anni d’esistenza del regno d’Italia dimostrano che l’Italia può esistere e prosperare anche senza il predominio sull’Adriatico. Occorre però che nessun pericolo la minacci da questa parte, giacché la sicurezza dell’Adriatico è per lei, a differenza degli altri popoli, una necessità per le ragioni addotte nel Capitolo sull’antagonismo italo-austriaco. Qualora quindi dovessero minacciare dei cambiamenti, che non potreb-