Considerazioni sulla rivoluzione italiana del 1848 257 triotti, oscillanti tra il conservatorismo e la rivoluzione, avrebbero voluto concordare le due tendenze e propendevano per una confederazione, che in pratica non avrebbe avuto fortuna. Nel Piemonte, ove la monarchia era profondamente radicata negli animi di tutte le classi del popolo, l’idea repubblicana stentava ad attecchire ed i patriotti avevano abbracciato il programma di vaste riforme liberali e costituzionali, ma sempre sotto l’egida monarchica. Nel Lombardo-Veneto il pensiero dominante era la cacciata degli Austriaci; e per ciò tutti i moti, anche se singoli e staccati e provocati ora da mazziniani, ora da liberali, ora da aderenti del Piemonte, erano sempre ed inevitabilmente dirètti ad espellere la forza armata dell’Austria o almeno a provocare imbarazzi al governo. Nella Venezia Giulia, e particolarmente nella città di Trieste, tolti i patriotti più chiaroveggenti, preoccupazioni d’indole economica fecero restar perplessa buona parte della popolazione sull’opportunità di estendere anche a questo paese il movimento separatista italiano antiaustria-co. Più vive erano le ansie e le aspettative delle cittadelle dell’Istria e della Dalmazia, sempre memori di aver appartenuto per secoli a Venezia; ma qui per la esiguità del numero dei cittadini non si giunse a movimenti esterni di speciale entità. 1 rovesci del ’48 schiarirono l’atmosfera politica e die- Garibaldi, dero campo agl’italiani di apprezzare le gesta di un nuovo eroe provvidenziale, Garibaldi. Compromessosi nel 1834 (a 27 anni d’età) in una congiura mazziniana e condannato a morte, era riuscito a ricoverarsi in Francia, donde era passato in America. Alla notizia dello scoppio della rivoluzione nazionale in Italia del ’48 era accorso in patria, ma vi giunse quando il primo periodo fortunato della guerra nell’alta Italia era passato. Si offerse di prestare servizio sotto Carlo Alberto, ma fu respinto dall’austerità gerarchica dei Piemontesi per diffidenza a causa della sua aderenza al programma ultra rivoluzionario di Mazzini. Il comitato di difesa lo diresse allora a Milano ove formò un corpo