Evo moderno 187 In complesso Venezia e la Turchia chiudevano il secolo con un patto transitorio, spossate e declinanti tutte due. Per Venezia però si vedeva chiara la tendenza a riconsolidarsi almeno sulla costa dalmata. La sorte di Ragusa non poteva sottrarsi al destino Ragusa. generale; e quindi questo secolo segna anche per lei un regresso, e non indifferente. In principio del secolo era ancora fiorentissima. Ma per la morte di molte centinaia di giovani affogati sotto Tunisi, Algeri, Tripoli, per la perdita in settant’anni di circa duecento navigli, per le pestilenze degli anni 1548 e 1562, ma sopratutto in conseguenza del terribile terremoto del 1667, rimase mezza rovinata, diminuita di popolazione, scoraggiata. Vi successe una quieta decadenza politica, corruzione nell’ aristocrazia dominante (effetto inevitabile dell’ ozio nella ricchezza), lotte di partito tra la vecchia nobiltà e quella nuova di borghesi ammessi dopo il terremoto. Anche l’istruzione non fu più attinta direttamente dall’Italia, ma anche qui s’insinuarono i Gesuiti, che la avocarono a sè. In questo secolo, principalmente per opera del Gondola (Gundulié) e del Palmotta (Palmotió) anche la lingua serba fu usata in forma letteraria meno imitatrice dell’arte italiana, che nel secolo precedente. In questo secolo l’Austria non fece alcun passo avanti L’Austria. sull’Adriatico, ma si consolidò al confine dell’Isonzo. Dopo un secolo dacché possedeva Gradisca, si accese tra l’Austria e Venezia una nuova guerra, alla fine del 1615, a causa del possesso di questa città. La guerra, che si concentrò attorno a Gradisca, porta il nome di guerra gradiscana. Fu una guerra minuta e durò due anni. La fortezza rimase però all’Austria. All’interno dell’Austria avvennero invece degli avvenimenti importanti, che devono venir ricordati, onde comprendere di poi quello che succederà al suo esterno. In quanto riguarda particolarmente la dinastia degli Asburgo basta dire che la sua stella continuò a brillare sul mondo da Carlo V proprio fino all’ultim’ora del se-