372 L ADRIATICO NELLA POLITICA rona, come Udine, Così anche gl’italiani della Dalmazia 11011 devono lasciarsi intimorire dalla minaccia del nembo slavo balcanico. La politica estera degli SLati oggigiorno forma una rete che abbraccia non solo l’Europa, ma quattro dei cinque continenti almeno, ed uno Stato non può muoversi o regolare un conto col suo vicino senza tener calcolo degli umori e degl’interessi di tutti gli altri. — Lo spirito dei nostri tempi, come associò gli uomini e li spinse a formare sindacati, monopoli, trust, così produsse fra i popoli gli aggruppamenti diplomatici, le intese, le alleanze. Prima di venire quindi ad una soluzione definitiva delle varie quistioni che sono oggi pendenti sull’Adriatico,' occorreranno molte conferenze o convegni, più o meno secreti. Ma se anche si dovesse venire ad una conflagrazione violenta in cui l’italianità avesse da sostenere da sola l’urto del pangermanesimo e del panslavismo coalizzati, 11011 si avrebbe da disperare della vittoria. Tedeschi e Slavi tendono all’Adriatico per ambizione o per tornaconto; gl’italiani invece vogliono rimanervi per difendere l’integrità e l’esistenza di tutta la loro patria. 11 Carso istriano, l’Alpe Giulia, le Dolomiti trentine sono le porte della Padania e d’Italia. Il solo bassopiano lombardo-veneto vale un terzo dell’Italia intera. Altrove e lontano da qui sono invece le regioni madri dei Germani e degli Jugoslavi. Se anche gl’italiani sono inferiori numericamente bisogna considerare che Tedeschi e Slavi non potrebbero procedere all’assalto che con forze limitate. Gl’Italiani invece combattendo prò aris et focis opporrebbero tutte le loro forze per terra e per mare. E il trionfo finale arride sempre al buon diritto. Tulli i popoli oppressi che vogliono farsi strada nel mondo devono ricorrere in principio alle combriccole, alle congiure, agli attentati, alle ribellioni, alla guerra ad ogni costo e disperata per la vita o per la morte. Così hanno fatto gl’italiani e così hanno dovuto fare anche gli Slavi balcanici. Ma appena raggiunto il primo gradino di libertà, per quanto possa riuscire doloroso rinunziare ad epiche tradizioni, bisogna cambiar tattica. Alla rivolta