96 l’adkiatico nella stoma A rendere ancora maggiore il disastro della romanità nella metà orientale dell’Adriatico contribuì una causa puramente morale, la religione cristiana. Superate le persecuzioni e le incertezze dell’arianesimo e di altri scismi, fonti anche queste di guasti materiali, il cristianesimo prese il sopravvento già al principio del IV secolo con Costantino. Però per quanto emanasse la sua forza da Roma, lo spirito che lo animava era cambiato. Il cristianesimo anzi colle sue tendenze di distruzione del paganesimo e col suo carattere cosmopolita abbattè molte tracce della grandezza romana, non conservando che solo in parte la lingua latina. Così p. e. si deve all’opera germanicamente cristianizzatrice di San Severino nel Norico (Mediterraneo), ossia nei paesi alpini e carsici a settentrione del golfo di Trieste, se sparirono da qui le ultime tracce di civiltà romana già alla fine del V secolo d. C. Malgrado tutti questi rovesci l’elemento latino si conservò, se anche decimato, sulla costa marina dell’Adriatico. Anzi l’Istria, per essere fuori di strada dalle trasmigrazioni dei popoli sprovvisti di marineria, era rimasta fino a questo punto, più che altre terre italiane, esente dalle invasioni devastatrici. DALLA CADUTA DELLA ROMANITÀ (VII SEC.) ALLA COMPARSA DI VENEZIA (X SEC.) Le condizioni ora descritte arrivano fino al VII secolo. Però già dalla fine del IV colla definitiva spartizione dell'impero romano in orientale ed occidentale dopo la morte di Teodosio vien meno sull’Adriatico l'influenza direttrice unica e l’idea sovrana dell’impero di Roma. In luogo di questa pesò durante il V e VI secolo la parola di Costantinopoli, però più formalmente che effettivamente. Da quest’epoca in poi l’Adriatico e le sue coste furono divise in tante zone d’influenza e divennero il teatro di lotte e contese per la supremazia. Invano si