:í4o L’ADÌ’,!ATICO NELLA POLITICA tino nella marina da guerra, tanto die non è raro il caso di udire che marinai, caduti in mare, annegarono per non aver saputo nuotare. Viceversa 1' elemento italiano, marinaro della costa, viene relegato lontano nell’interno. L’Austria dal 18(5(5 al 1908 si era ostinata a non vedere sull’Adriatico altro pericolo che da parte degl'italiani. Per ciò aveva allevato artificialmente e rinfocolato il sentimento nazionale dei Croati e degli Sloveni. La recente guerra balcanica le insegnò che se gl’italiani 11011 si lasciarono prendere nè colle blandizie nò colla violenza, anche gli Slavi da lei favoriti si preparano a darli filo da torcere. Dopo tante benemerenze spese dall’Austria per istillare agli Sloveni ed ai Croati il sentimento di una individualità nazionale e religiosa differente dai Serbi, bastò il fragore delle armi balcaniche, perchè il loro nazionalismo assumesse d’un tratto quel grado d’intensità, che a proposito degl’italiani si usa indicare colla parola irredentismo. Dunque disorientazione politica e militarismo sono i due fenomeni di cui l’Austria dà spettacolo di fronte ai Balcani e all’Adriatico. Ma chi ne soffre di più momentaneamente è il secondo. La maggior parte delle opere portuali costruite lungo la costa orientale austriaca deve la sua origine alle esigenze della marina da guerra. Lo stesso dicasi per l’attività nelle costruzioni navali e pei cantieri di Trieste, Pola. Fiume, Monfalcone. Tutti gli altri porti che non hanno la sorte di servire direttamente agli scopi della .marina da guerra vengono trascurati. Unicamente ai bisogni militari vanno debitori i luoghi della costa alla preferenza nelle modernissime costruzioni radio telegrafiche. Trascurata poi del tutto è la terraferma. L’Istria e la Dalmazia non avrebbero ancora nemmeno quei piccoli tratti di ferrovia, nè un telefono senza le esigenze strategiche. L’Austria tratta la costa adriatica coi criteri e coi metodi che altri Stati adoperano nelle colonie di recente acquisto. 11 Carso è sempre povero; i montanari dell’Istria e della Dalmazia dopo un secolo di dominio