374 l’adriatico nella politica dersi deH’inutilità teorica e pratica dei suoi sforzi per estirpare l’elemento italiano dall’Adriatico e allora come ha trattato bene, anche troppo, gli Slavi per acquistarsi simpatie tra i popoli balcanici, tanto più dovrà trattare equamente anche gl’italiani, nel suo stesso tornaconto, onde non affrettare la conversione di un popolo, che sa farsi rispettare come l’italiano, da tacito alleato in aperto inimico. Aspettare significa dar al tempo la possibilità di far indebolire gli odierni avversari e rinforzare i possibili futuri alleati. Ogni italiano deve quindi persuadersi che il coronamento dell’impero d’Italia col riacquisto di quelle terre che furono parte della X regione italica di Augusto e col predominio sull’Adriatico non potrà avvenire, come per Roma, che quando gl’italiani saranno più forti di tutti i loro vicini. E bisogna che si rassegnino a pazientare ed a lavorare intanto nel campo della coltura. Del resto, si creda, che il frutto non è mai tanto dolce come quando è maturo è sta per cadere da solo dall’albero. L’ULTIMA RATÌO. Le considerazioni degli ultimi capitoli, che non hanno altro intendimento che quello di essere freddamente logiche, potranno apparire a qualcuno machiavellistiche. Fra i sentimenti, quello dell’equità, è senza dubbio uno che stimola maggiormente I umanità nel suo cammino ascensionale. Ma se grande è lo stimolo, piccolo è il successo, perchè la giustizia, considerata come una meta ideale, trascende al di là delle forze umane. Chi non desidera pentirsi delle proprie azioni non dovrebbe perdere mai di vista questo faro ideale. Chi però vuole cogliere dei successi, deve pensare pratica-mente ai mezzi per raggiungerli, e purtroppo reprimere il sentimento, anche se nobile, per non guastare la realtà coll’utopia. Al progresso umano, che nelle sue grandi linee tende