212 L ADRIATICO NELLA STORIA CONDIZIONI DELL’ITALIA E DELL’ADRIATICO. L’Italia era in quest’epoca un corpo smembrato cd inerte. Il prestigio e il potere dei governi principeschi assoluti, di Napoli nella bassa Italia e del Papa nella media, erano offuscati dalla tirannia e dalla superstizione. La repubblica nazionale di Venezia (e altrettanto si può dire incidentalmente di Genova) decadeva per la concorrenza nei commerci e per la corruzione interna dei costumi dei patrizi, dai quali poi anche la plebe traeva cattivo esempio. Il solo regno di Sardegna conservava un’apparente libertà ; ma era troppo piccolo, appartato e dipendente dall’influenza francese per esercitare un’azione salvatrice. Nella Lombardia spadroneggiavano gli stranieri tedeschi; ovunque il feudalismo della nobiltà e del clero si sgretolava per la propria corruzione. Queste condizioni avrebbero potuto trascinarsi ancora per molto tempo, perchè avendo la servitù politica e la povertà economica impedito la formazione di un ceto operaio e industriale (il quarto Stato) mancava una classe numerosa di cittadini, desiderosa e capace di tendere ad un miglioramento sociale e di produrre qualche cambiamento, sia pur con mezzi violenti. I soli letterati ed i dotti tenevano viva la fiammella della coltura, segno della vigoria della stirpe, che nemmeno la schiavitù aveva potuto spegnere. Però anche l’attività letteraria era rivolta piuttosto a magnificare il passato, che ad affrontare l’avvenire, che si presentava troppo tetro. Le condizioni politiche e civili d’Italia erano allora tanto misere da permettere agli stranieri i più atroci insulti. Mettermeli potè rispondere, poco dopo, a chi parlava d’Italia, che l’Italia non era altro che un’espressione geografica e La-martine vi aggiunse non molto più tardi (1825) il giudizio ancora più caustico, che l’Italia era null’altro che la terra dei morti. E se non proprio realmente morta, certo sprofondata