120 l’adkiatico nella storia presentanti di una coltura, evoluta, ma infrollita e corrotta. Ai bisogni della vita facevano provvedere dagli schiavi, s’erano disabituati dal maneggiare le armi e non pensavano che a godere con tutte le raffinatezze dello spirito greco-orientale. Quando per ciò la trasmigrazione dei popoli travolse questo loro edificio tarlato e gli schiavi defezionarono dalle milizie e dalle case, essi si trovarono senza difesa, senza sostegno, sospesi, diremo così, nell’aria e precipitarono a terra in balia dei barbari, superiori momentaneamente e relativamente a loro soltanto nella rudezza delle armi. Per tre secoli questi barbari fecero il comodo loro e alfine si stabilirono dove piacque ad ognuno. Secondo le tradizioni della loro patria d’origine e della loro vita nomade, la maggior parte di questi barbari vincitori, divenuti signorotti dispotici per kquel cosidetto diritto che veniva loro conferito dalla forza, andarono ad appollaiarsi a preferenza sui punti elevati, ove costruirono castelli e vissero esercitando o la caccia o la guerra per abitudine atavica. La vera coltura romana s’era concentrata e conservata nelle città, cui i principi stranieri dovettero necessariamente concedere vita libera sotto diversi aspetti, e nei conventi, eretti dalla nuova religione di Cristo. Di tutto il resto della popolazione, che oggi si direbbe campagnola, poco si curavano ; non erano più schiavi, perchè il cristianesimo aveva abolito la schiavitù, ma secondo un’altra parola dal significato non molto più roseo, erano servi della gleba. Per la necessità di un contatto a scopo di condominio, principi ed ecclesiastici si avvicinarono. Da ciò derivò l’ingentilimento dei primi, però anche l’esclusivismo della coltura, che in questo periodo e in parecchi dei secoli successivi rimase un privilegio delle classi aristocratiche,, dal quale il popolo era assolutamente escluso. Con ciò però era fatto anche il primo passo alla fusione nazionale, che avvenne gradatamente, dove più, dove meno presto, ma fu compiuta durante le crociate. Di questa fusione romano-barbarica rimane un monumento imperituro nelle lingue. Nell’italiano non c’è un’abbondante infusione stranie-