Le due conte una grave difficoltà. quella di fissare il punto da cui le due coste si dipartono. 11 geografo e lo storico potrebbero accordarsi nel cercare questo punto in qualche segno naturale al passaggio dalla costa alpina alla carsica, p. e., a Duino o al-l'isonzo. già nominali, o magari all Aussa. Ma ci sono dei seri scrupoli per tutti due. 11 geografo sa mollo bene che il confine d'Italia sta molto più in là ed anche lo storico non può dissentire da questa opinione. Prima però di procedere nelle considerazioni sarà op-porlimo aprire una piccolissima parentesi. Nei nostri paesi c coi tempi che corrono il parlare di confini d’I-talia è un impresa assai scabrosa, perchè si corre pericolo di essere fraintesi. Per ciò, onde prevenire eventuali malintesi e censure, sarà bene ricordare che in un manuale di storia antica, chè lesto di studio nelle scuole dell Austria, *) i confini d'Italia sono portati ad oriente fino al fiumicello Arsa neHIstria. La geografia insegna però che i fiumi, anziché dividere, uniscono gli abitanti d<-lle loro sponde. Un fiumi-cello insignificante come l’Arsa non può inoltre segnare confine fra popoli, e per gli Stati non potrebbe costituire che un limite as^ai primitivo e di breve durata. Geografia e storia insegnano piuttosto che i monti, specialmente se alti e intransitabili, formano i confini stabili ed efficaci tanto fra i popoli, quanto fra gli Siati. Per ciò geografi e storici hanno cercato colla scorta- di segni naturali esteriori e senza badare esclusivamente agl'insegnamenti sotterranei della geologia di fissare esattamente il confine geografico orientale della penisola italica. facendolo coincidere, molto assennatamente, collo spartiacque dei monti. Del resto nell’età di mezzo gli Arciduchi d Austria indicavano i loro paesi alpini al di là delle Giulie col nome di confini italiani. Dopo gli studi di Giovanni Marinelli e le dimostra- li confine orientale d’Italia. Quello del prof. Gindely di Praga, tradotto dallo Strafforello.