La rivoluzione francese 211 popolare, divenuta improvvisamente sovrana, la proclamazione della repubblica, dovevano inebbriare la plebe di Parigi e della Francia, ma spaventare nello stesso momento i troni degli altri Stati d’Europa. Una reazione coalizzata per contrastare, i progressi della propaganda rivoluzionaria e repubblicana francese era quindi naturale e prevedibile. Era del pari naturale che l’Austria, come lo Stato più grande e più assolutista, stesse alla testa dei conservatori. Quello però che portò a questo periodo di fortunose vicende la nota imprevista ed imponderabile, fu la comparsa di Napoleone, dell’uomo fatale che per oltre tre lustri, dal 1796 al 1814 tenne la Francia e l’Europa soggiogate alla sua capricciosa, autocratica ed ambiziosa volontà. Napoleone forse pensò e potè illudersi di essere stato il fattore principale della storia del suo tempo. I posteri, senza menomare la parte avuta dalla sua influenza personale, possono asserire che anche lui fu uno strumento della maturità dei tempi. La sua opera gigantesca si sfasciò colla sua caduta, e ciò dimostra che la volontà d’un uomo, anche se si chiami Napoleone il Grande, non è gran cosa nella ruota della storia. Nel solco segnato dal suo passaggio germogliò invece il seme di nuove idee, abbastanza differenti da quelle da lui propugnate e preferite, e ciò prova che i bisogni collettivi danno la vera spinta al progresso deH’umanità. L’animo irrequieto del Bonaparte mosse le turbe sonnolente e capovolse troni tarlati. Il suo primo passo tenne una direzione geograficamente naturale e fatalmente storica: scese in Italia e bastò la sua presenza nel bacino padano per sconvolgere tutto l’Adriatico. Napoleone.