Eco medio 91 adriatica lino agli Abbruzzi e distrussero parecchie città, ma proprio a Tagina nel Piceno (552 d. C.) furono sconfitti definitivamente da Belisario. Belisario si diede quindi a riparare subito ai loro danni e ricostruì diverse città tra cui Pesaro. In questo studio poi che riguarda particolarmente le due coste dell’Adriatico, va ricordato che i popoli germanici, dopo di aver attraversato le regioni adriatiche dell’alta Italia, erano attratti a Roma e per ciò passavano sull’altro versante degli Apennini. In complesso si può dire che la costa adriatica delFApennino da Ancona alle Puglie ebbe molto meno da soffrire in causa delle trasmigrazioni. Essa sofferse alquanto solo più tardi pelle incursioni dei Saraceni, dei Normanni, dei Turchi. Al contrario la costa orientale fu saccheggiata, devastata e demolita col primo e maggior impeto in tutta la sua estensione non solo da tutti quei barbari germanici che poi penetrarono in Italia, ma in più, come si disse, dagli Unni, Avari e Slavi. Per gli Unni ed Avari si potrebbe anticipare il detto usato più tardi a proposito dei Turchi: che dove era passato lo zoccolo dei loro cavalli non cresceva più nemmeno un filo d’erba. Da tutto ciò si deduce quanto l’Italia fu favorita anche in questo incontro dalla natura geografica, giacché senza le Alpi, gli Apennini e l’Adriatico essa sarebbe uscita dalle trasmigrazioni dei popoli assai più malconcia. Una delle più terribili irruzioni nell’Illiria è quella fatta nel 409 d. C. da turbe di Alani, Goti, Sarmati, Qua-di, Unni, Vandali e Marcomanni. Lo stesso San Girolamo, dalmata, uno dei più eminenti dottori latini della Chiesa, fa un quadro lagrimevole dei danni e delle stragi, che questi barbari commisero nei paesi deH’Illiria durante il corso di venti anni. «In una parola, conclude, tutto è pieno di gemiti e di strida ed altro dappertutto non si vede se non un orrido aspetto di morte, andando in rovina l’impero romano». E in un altro passo aggiunge che i paesi dell’IÌliria fino all’Adriatico erano rimasti incolti, senza abitatori, senza bestie e divenuti boschi e spinai.