Popoli antichi 75 zo di resistenza non meno efficace: le insurrezioni e le ribellioni, preparate e scoppiate quando i Romani erano meno attenti o inviluppati in altre imprese. Velleio Pa-tercolo lasciò scritto che i Dalmati si ribellarono più di duecento volte, prima di essere sottoposti all’impero romano. Per sedare le maggiori di queste ribellioni i Romani dovettero condurre ben nove guerre, che con alterna fortuna si protrassero per oltre un secolo e mezzo (dal 156 a. C. al 12 d. C.). - Da una sopraffazione intestina dei Dalmati a danno dei Liburni i Romani, chiamati in soccorso da questi ultimi, ebbero occasione d’intromettersi mezzo secolo circa a. C. anche nell’Istria montana. La lentezza dell’avanzata e la breve durata delle vittorie romane e le ripetute guerre coi popoli della penisola illirica si spiega qui, come nella penisola iberica, colla conformazione del terreno. Nel mentre dopo una vittoria campale p. e. sui Galli nelle regioni del Po, i Romani potevano spaziare su ampi tratti di terreno e per tenerli soggetti bastava che vi erigessero singoli grandi presidi militari e colonie agricole, che poi colla superiorità civile ed economica operavano la lenta e pacifica assimilazione dei vinti, nella penisola illirica una vittoria non fruttava il possesso che di vallate. I Romani erano per ciò costretti a piantarvi spessi, piccoli presidi e colonie, di minore efficenza militare e civile, mentre gl’indigeni potevano appiattarsi semi-liberi nelle boscaglie e sui monti delle catene successive e preparare imboscate. Per ragioni sopratutto geografiche anche la romanizzazione della penisola illirica procedette stentata ; però alla fine di queste lotte bisecolari l’illirico greco, la Dalmazia (compresa l’odierna Bosnia) e 1 Istria erano convertite in un vero giardino e godevano di una prosperità mai veduta prima, nè dopo. La lingua, gli usi, i costumi, la religione dei Romani vi divennero dominanti e cessata l’avversione, anzi cresciuto l’affetto per la romanità, quei paesi vissero in pace senza dar da parlare di sè e