394 l’adrjatico nella politica nalità per rigenerarsi civilmente e per raggiungere terre soleggiate, da cui furono finora ostinatamente respinti. Tutti si augurano di veder sorgere dopo il tramonto della mezzaluna, l’alba d’un idillio pacifico sul sanguigno cielo d’Europa. Chi sa che invece il sasso di Sisifo di altre guerre e forse di altre trasmigrazioni di popoli non sia per insegnare anche ai posteri, che l’uomo non ha a cercare salvezza che nella forza e nella lotta. L’avvenire dell’Adriatico dipende da quello delle sue due coste, ossia dalla sorte d’Italia, dei Balcani e dell’Austria. Per l’Italia l’avvenire non potrebbe presentarsi più lusinghiero di quello che è. La cacciata dei Turchi segnerà anche per i Balcani una nuova era, migliore della passata, e influirà beneficamente anche sull’Adriatico. Non bisogna dimenticare che la comparsa dei Turchi segnò il principio della decadenza di Venezia. Per quanto è dato di leggere nel futuro il programma nazionale, contenuto nella formula «i Balcani ai popoli balcanici», verrà ad avere forse il suo naturale e logico completamento colFaltro «l’Austria-Ungheria ai suoi popoli». — Il pi'ogramma di completare il riordinamento d’Europa secondo la grande corrente nazionale è il principio della resurrezione anche dell’Adriatico. Esso farebbe scomparire in primo luogo il pericolo slavo, che s’era fatto sentire al principio e durante il secolo passato di un’occupazione russa dal Baltico all’Egeo, — arresterebbe l’espansione germanica, — diminuirebbe l’oppressione antinazionale della duplice monarchia danubiana. Mettendo al posto di colossi dell’epoca prenazionale, tanti popoli minori irrequieti e in antagonismo, ma liberi e costretti a cercare il proprio benessere negli scambi reciproci, si darebbe un impulso mai prima visto e oggi forse appena immaginajbile al progresso intellettuale e materiale di quelle regioni d’Europa, che furono anticamente le prime ed ora sono invece le ultime a sentire l’influsso benefico della civiltà. Per il benessere dell’Adriatico è necessario che una nazione, la più grande e la più forte, abbia la supremazia