322 CAPO X condurre a termine qualsiasi riforma tributaria che assicurasse maggiore giustizia al contribuente bulgaro, ripartendo meglio le imposte esistenti, e così il sistema tributario turco rimase quasi immutato con le sue deficienze e le sue sperequazioni. La decima, per 15 o 16 anni, rimase uno dei più importanti cespiti della finanza del Principato. Invece, però, che in natura si pensò subito a percepirla in denaro. Il fisco avrebbe percepito il 10 % sulla produzione della terra. Ci si rese subito conto che ogni base mancava per fare il calcolo. Rilevare la superficie del suolo e la sua qualità, la produzione, il prezzo medio dei prodotti, ecc., era in quel momento, a causa della mancanza completa di dati, quasi impossibile (1). La prima legge sulla decima che andò in vigore il 23 maggio 1880 ne stabiliva la percezione in natura per i cereali e in denaro per gli altri prodotti del suolo; essa colpiva tutti i possessori di fondi; il prodotto lordo serviva di base senza tener conto nè delle spese, nè dei carichi fami-gliari; l’imposizione era fatta dai consigli comunali. La percezione era fatta anche dai comuni sotto la sorveglianza di controllori dello Stato; ciò produceva come in passato delle grandi sperequazioni e si manifestò un malcontento generale. Per ovviare a ciò due anni dopo si dette facoltà di pagare l’imposta tanto in natura, quanto in denaro. Alle valutazioni che si facevano sorgevano altri inconvenienti perchè i prezzi delle derrate variavano da comune a comune a seconda delle qualità e dello stato delle vie di comunicazione; fu fatta una critica severa al sistema. Nel 1882 un progetto di legge fu applicato prima che fosse approvato dal Sobranie; la decima doveva essere pagata in denaro sulla base della produzione media del suolo durante i tre ultimi anni e seguendo i prezzi medi dei cereali durante questo periodo; questo progetto divenne la (1) Dr. W. K. Weiss-Bartenstein, op. cit., pag. 395.