224 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI tare alcun beneficio dalla corte di Roma, regnante il padre. E voleva che, o padre o figlio, si dismettessero dalla loro carica. Ma, non essendo riescito questa volta nel suo maligno intento, tornò ben presto all’attacco; finche Giorgio Cornaro, quegli tra i figli del doge contro cui erano più fieramente dirette le insidie di Zeno, una bella sera l’appostò alla porta del di lui palazzo, e l'assalse con nove colpi di stile. Non bastarono, però, a dargli la morte, onde l’aggressore, riconosciuto, dovette rifugiarsi a Ferrara, ove, malgrado la dignità e le virtù del padre, venne condannato in contumacia ad essere depennato dal libro d’oro ed alla confisca dei beni. Poco stante, venne trafitto egli stesso in una rissa, non si sa bene se fortuita, od insidiosamente da altrui provocala. n Siffatte enormità avevano invelenito ancor più l’odio fra le due famiglie ; per il che, estendendo Renier Zeno l’ira sua e le sue persecuzioni a lutti i congiunti e gli amici della famiglia avversaria, poco mancò che quest’odio privato non venisse a formare in Venezia due distinte fazioni, donde derivar ne poteva la guerra civile. E quel che è peggio, sembrava che, per la qualità dello Zeno, il consiglio dei Dieci dovesse riescire l’ausiliario od il capo d’uno di questi partili. Già da qualche anno questo tribunale dei Dieci era divenuto l’oggetto della publica esecrazione, poiché i suoi sommarii e secreti giudizii erano universalmente stimali anco ingiusti ed iniqui, tanto più che, pel bisogno di conoscere i più intimi secreti dello stato e delle famiglie, aveva inondato il paese da una turba di spioni, i quali, come locuste, riescivano a tulli infestis-