504 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI — Al dir del Dogiioni «erano i senatori piuttosto confusi e turbati, che bastanti a consigliar questo fallo» (1). Altri istorici veneti, però, asseriscono che, in sì estremo pericolo, il governo ha saputo conservare tutta la sua gravita e la sua perspicacia,'perchè il proprio potere non venisse disconosciuto. A sentir costoro, in mezzo a quella universale perturbazione, il Senato avrebbe deliberalo colla consueta sua calma. Ad ogni modo tulli si accordano nel dargli merito di vigilanza e di attività. Difficile era trovar rimedio in quel terribile frangente; bisognata proveder danaro, rimettere in piedi l’esercito, e adottare energiche, ma non imprudenti misure. E , bisogna dirlo, i provedimenli adoperali in quella occasione, mostrano la saviezza del Senato , e la profondità delle politiche e finanziarie suo cognizioni. Allora Venezia, ridotta all’estremo, fu veramente magnanima, come non esita a dire anche il Balbo, e prese uno di quei partili semplici che sono, non solamente più gloriosi sempre, ma talor più felici che non niuna destrezza (2). Sua prima cura fu quella di sciogliere dal giuramento di fedeltà i sudditi delle abbandonale provincie, per toglier loro il timore di esser tenuti ribelli se le circostanze li avessero costretti ad appigliarsi ad altro partito. E, benché il Guicciardini asserisca che quel consiglio fu preso «con disperazione, forse, troppo presta (5) » allri storici il trovano lodevolissimo, mentre, con esso, il governo mostrò di saper vincere i popoli in generosità, e così loro lasciò libero il campo di' tornare (1) Libro xi. (2) Sommario dell’istoria d’Italia, lib. mi. (5) Storia d'Italia, Lib. ix.