CAPITOLO I. 35 antica spettanza, e sì che anch’essi avevano per la loro parte contribuito al buon esito di quella battaglia. Per il che, data la buona intelligenza fra il cardinale ed il papa, manifestamente si vide essere deliberato intento di costui di scemare il potere che la republica s’era acquistato in Italia. E così, questa dovette rassegnarsi ad accettare le dure condizioni impostegli dal papa e dall’imperatore, cioè che rinunciasse ad ogni pretensione in Verona, restituisse Vicenza, e non conservasse Padova, Treviso, Crema, Bergamo e Brescia, che a titolo di feudo dell’impero, pagando, per l’investitura, 200.000 fiorini del Beno, e 50,000 di annuo contributo perpetuo. Per verità eran patti un po’duri; e perciò, i Veneziani si rivolsero al papa, perchè, in riguardo dei tanti servigi da essi recali alla Santa Sede, si compiacesse adoperarsi presso l’imperatore per renderli alquanto più miti. Ma egli, che in quel momento sentiva maggior bisogno di.Massimiliano che della republica, non badò punto alle costei rimostranze, ed anzi, dichiarò apertamente che l’avrebbe riguardata come nemica, quando non avesse voluto accettare le impostele condizioni. La guerra apparve dunque inevitabile : onde Venezia fu sollecita di stringere una lega cogli Svizzeri, i quali s’impegnarono per essa a combattere, col compenso di 25.000 scudi d’oro. Bisogna ringraziare il cielo, però, che nè il re d’Inghilterra, nè quel d’Aragona abbian trovato conveniente 1’ unirsi a Massimiliano ed al papa; se no, la republica si sarebbe trovata un’ altra volta a ben grave pericolo. — Ma non vedeva questo benedetto Giulio che, così adoperando, col far danno ad uno stato St. iiel Cons iiei dieci—Voi. II. 5