3J8 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI spellasse; soltanto il diritto di farli arrestare, lasciando poi ai Dieci la cura del processo e della condanna, fossero pure nobili o non nobili gli imputati. Allora s"impegnò una lolla parlamentaria delle più risentite. Parlarono con veemenza contro gli inquisitori Luigi Zeno, Pier Antonio Malipicii, Paolo Henier; a questi si opponevano, con non minore concitazione, Marco Fognarmi e Gerolamo Grinrani. Si fecero tante ciarle in quella occasione clic, al dire del Daru, ci sarebbe da empirne molli e grossi volumi. Per ben due mesi si trascinò la discussione, e quando, alla fine, si venne a quella di votare nella generale assemblea, il primo scrutinio fu vano, ed al secondo si ebbe una maggioranza di soli due voli. Su 970, olire duecento cinquanta andarono perduti. In grazia di quei due voli, anche questa voiIa il Consiglio dei Dieci, col suo formidabile corredo degli inqui-tori di sialo, sopravissero, alla fiera burrasca, e, per decreto, vennero conservali in tutta la loro aulorilà. Soltanto si impose agli inquisitori di tenersi per secretano uno di quelli del Consiglio dei Dieci, che sarebbe ogni anno rieletto, invece d’averne uno speciale, a loro scelta e perpetuo. Dopo ciò accaddero in Venezia scene poco lodevoli. La moltitudine viveva nella convinzione che il Consiglio dei Dieci fosse il flagello dei nobili, e godeva della severità con cui su loro pesava, come se fosse una giusta rappresaglia della soperchicela onde, alla loro volta, aneli’essi trattavano con lui. Quindi tripudiò nello scorgere che indarno s’erano dibattuti per logliersi di bocca quel morso. Ed appena il decreto fu pronunciato, il