22 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI successori ? A chi servire i Romani? A persone oziose e ignare, stranieri, e spesso ignobilissimi non meno di sangue che di costumi. Tempo essere, oramai, di svegliarsi da sonnolenza sì grave, di ricordarsi che l’Eleso romano è nome gloriosissimo, quando è accompagnalo dalla virtù; ma che raddoppia il vitupero e la infamia, a chi ha messo in dimenticanza la onorala gloria de’suoi maggiori (1) ». E queste generose parole, pur iroppo a buon diritto si sarebber potuto rivolgere al magnanimo popolo di Roma ancora per parecchi secoli, e chi sa fino a quando, se non fosse slato eletto al sommo seggio quel Pio IX, il quale, d’un tratto, cambiò per modo le condizioni del Pontificato, e dell’Italia tutta che, in brevi giorni, egli operò meraviglie tali da togliere il senso a tulle* quelle ragioni con cui tanti valent’uomini volevan provare essere il papato la prima, e più vera, e più fatale cagione delle miserie della patria nostra. Papa Giulio in breve si riebbe da quella spaventevole crisi, o fosse per la complessione sua molto robusta, o perchè i fati il volevano serbalo come autore a cagione principale di più lunghe e maggiori calamità per l’Italia, mentre « nè alla virtù, nè ai rimedii dei medici si poteva attribuire la sua salute, ai quali, mangiando nel maggior ardore dell’infermità pomi crudi, e cose contrarie ai precetti loro, in parte alcuna non obbediva (2) ». Appena scampalo da lanlo pericolo, il pontefice rivolse l’animo a’suoi antichi progetti, e meditò, in pari (1) Guicciardini, lib. 10, cap. i. (2) Id. come sopra.