124 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI bascialore. Fu deciso esser iroppo giusto il mostrare, anche in via diplomatica, il risentimento della república per lo strano procedere del papa, ma convenire il lasciar sempre aperta una via alla conciliazione; e perciò si conchiuse di lasciare in Roma l’ambasciatore ordinario e di allontanarne lo straordinario, al quale Paolo Y disse com’egli avesse fatto sol quanto non poteva evitare in coscienza; che, però, il suo operalo s’accordava benissimo coll’amore paterno, che aveva sempre nudrito per la sua república. E d’allra parte, anche il nuncio pontificio offerse al veneto senato la sua mediazione per accomodare sì grave controversia. Ma il doge rispose che il santo padre non sapeva ancora come si facesse a vivere nel mondo, che non v’era uomo di buon senso, il quale non stimasse il di lui Monitorio per quel che valeva; e che se avesse considerato il danno a cui esponeva la santa sede nel costringere la república a separarsi da lui, avrebbe certo agito altrimenti. Ma quando il papa venne a sapere della protesta pubblicata contro il suo Monitorio, ordinò al nuncio di partire immediatamente da Venezia, e mandò un vescovo al cavalier Nani, ambasciatore ordinario della república, per congedarlo. Col nuncio sgombrarono da Venezia anche i gesuiti, i cappuccini, i teatini ed i riformati di S. Francesco, i quali vollero osservar l’interdetto. Ma, ben presto, ebbero luogo a pentirsi, perchè non ebbero Iroppo lieta accoglienza nei conventi presso cui rifugiaronsi; i quali trovandosi per tal modo sopraccaricali di spese, e senza altra provigione da Roma, fuorché di indulgenze, come