CAPITOLO IV. 105 fratelli e sono stretti ad un patto : e la più esplicita di Angelo Broflerio, il quale, con quell’energia di parole che gli è propria quand’è animato da qualche generoso sentimento, impose silenzio ad uno sciagurato che mirava a seminare discordia fra noi Italiani, vituperando quelli che hanno stanza più prossima alla cerchia delle Alpi: « Tragedia, tragedia dolorosa voi preparate, o signore, quando insultate i vostri fratelli, in nome delle divisioni di Italia alta e di Italia bassa. Sicilia e Piemonte sono due italiche provincie, in cui ferve eguale l’amore della italiana patria: sono due figliuole d’una ¡stessa madre, e voi siete pur triste, o signore, quando sudate per irritarle (1). « E, la Dio grazia, vogliam sperare che queste parole possano fare più fruito di quelle del Petrarca, non fosse altro, perchè sono seme sparso su terreno più prepa* rato (2). Ma, benché indarno siano riesciti i tentativi del Poeta per pacificare le due republiche sorelle e rivali, noi non abbiamo voluto lasciar trascorrere l’occasione senza rendergliene il debito omaggio a nome di tutti i buoni Italiani. Sono esempi colesti che non bisogna lasciar andare dimenticati, tanto più dacché si vedono certi scrittori enciclopedici compiacersi nel ricordarne il periodo prolisso sempre e ricercato, nelPaccusarlo di fiacchi sospiri, e persino nel dirlo largo di bassi e fin vili encomii, senza degnarsi di far pur cenno, ad ogni modo, di questa rilevante sua missione. (1) Messagyicrc Torinese del 21 marzo 1846. (2) «Francesco Petrarca non potè, anchora con grande offerta,Via Vi-nitiani impetrare la pace » disse il Sabcllioo.