CAPITOLO XIV. 385 •< accrescendo il dominio temporale della Chiesa.-—Un « Pio, finalmente, mostrò col proprio esempio l’onnipo-« tenza morale del pontificato ; poiché vinse inerme, e « disarmò colui che imbrigliava e schiacciava il mondo « colle armi della sua politica e col peso delle sue armi. « —Ma il nono Pio sarà più fortunato del Silvio, e più « grande del Ghislieri, liberando l’Italia da un nemico « peggiore dei Turchi ; più benemerito civilmente del « Braschi, seminando fiori di gentilezza e frutti di virtù « civile.... più possente del Chiaramonti, redimendo la « società e la Chiesa, non mica dall’oppressione di un « uomo, che, per quanto sia formidabile, passa e vien « meno in breve tempo, ma dalla tirannia radicata e « vivace dei barbari e delle fazioni » (1). Grande ed esemplare fu la gara con cui principi e popoli concorsero a far le spese della crociala così coraggiosamente bandita dal Pontefice; e per essa la república di Venezia fornì galee, capitani, e remiganti, mentre il duca di Milano, Mattia re d’Ungaria, ed il duca di Borgogna providero alle milizie da terra. Si contava eziandio sulla cooperazione della Boemia e della Polonia. Ma il Doge Cristoforo Moro, cui non garbava punto l’intervenire personalmente a tanta impresa, protestava la sua molta età, con cento altre scuse, per esserne esonerato. Viltor Capello però, uno de’suoi consiglieri, gli disse apertamente che, se egli non voleva partire di buona voglia si sarebbe pensato a costringervelo ; poiché l’onore della patria premeva a tutti più che la sua per- (1) Vincenzo Gioberti, tomo tv, capitolo xir, pag. 157 dell’edizione stampata a Capolago. ST. DEI, CONS. DEI DIECI — Voi. t. 49