CAPITOLO XII. $49 veneto dovesse pur fare qualche cosa, per uniformarsi al nuovo sistema d’equilibrio politico che la Francia potrebbe credere opportuno di dare all’Europa, facesse grazia di esprimersi pure liberamente. Imperocché la Francia, pervenuta a tanta grandezza da formare l’ammirazione del mondo, doveva ben essere più satisfatta dei volontarii sacrificii della veneta republica, che non delle ostilità contro un governo che riconoscevasi senza difesa. Al che Bonaparte rispondeva scrivendo al Lallemand quesle furibonde parole: « S’insultano a Venezia i colori nazionali, e voi vi siete ancora ! publicamente vi si assassinano i Francesi, e voi vi siete ancora! Per me, io dichiaro e protesto di non voler udire proposta di riconciliazione, se prima non sono arrestali i tre inquisitori di stato ed il comandante del lido: si carcc-. rino, poi venite a trovarmi ». I miseri ambasciatori cercarono di persuaderlo come una soddisfazione fosse ben giusto di dargliela; questo essere il volo dell’intera nazione: ma bisognare che tale soddisfazione potesse conciliarsi coll’esistenza politica della republica di Venezia, la quale, infine, altro non cercava da lui se non d’essere trattata come i nemici, cui aveva accordalo pace; come i popoli conqui-slati, cui aveva concessa la libertà, come gli stati neutrali, di cui aveva accettato l’alleanza. Ma Bonaparte seccamente rispose che appunto, perché aveva largita ad allri popoli la libertà, era determinato di rompere le catene dei Veneziani; che « quindi , se il senato non voleva la guerra, unico mezzo per evitarla era di proscrivere tosto quel branco di patrizii che era sempre St. bel Cons. hei i>iei:i —Voi. II. 47