214 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI vano che della conquista della Lombardia, senza avere alcuna idea della situazione generale, e quindi nemmeno dei mezzi più acconci per realizzare l’ambita conquista. Essi ignoravano che l’Austria non aveva pacificamente regnalo sulle provincie italiane, che per il governo relativamente più triste degli altri principi d’Italia. Essiignora-vanochel’Ilalia non era schiavadell’Austria,nè dell’armata imperiale, ma delle idee retrograde de’ suoi principi. Non s’accorgevano essi, gli sciagurati, che, tuttora alle prese coi gesuiti e sempiterni lodatori della santa sede, trova-vansi al disotto persino dell’ignoranza austriaca. L’Austria non si poteva vincere che colla forza della libertà, ed essi avevan più paura della libertà che deH’Auslria. Balbo andava in furia quando vedeva che il popolo voleva pigliare anch’esso la sua parte negli affari dello stalo, e non era grande fautore del sistema rappresentativo, che chiamava il governo in piazza. Tulla l’ambizione di colesti consiglieri del re consisteva nel fare una guerra per conquistare una provincia. Unum porro est necessarium, dicevan essi, parlando dell’indipendenza italiana, e ciò che era necessario nella loro mente, era d’appropriarsi la Lombardia. Essi gridavano fuori i barbari, e non pensavano che a prendere il posto dei barbari in Italia (1). 11 quale concetto venne chiaramente espresso anche da Nicolò Tommaseo in uno scritto mandalo teste da Parigi ad uno dei nostri giornali: — L’Italia non ha ben saputo se il Piemonte intendesse fare una guerra d’indipendenza, oppure di (1) Vedi il libro col titolo: VInsurrection de Milan, cn 1848, par Charles Cattaneo — Paris, ccc. al rapitolo les démonstrations.