CAPITOLO XII. 333 trato: e ben magra è la difesa opposta dal Tiepolo, poiché non potendo egli negare nessuna di queste circostanze, ricorre alla chiesa dov’è riposto il corpo di San Marco «resa ora impraticabile perchè vi penetra l’acqua », e poscia candidamente confessa che quelle prigioni, dette pozzi per la loro bassezza, si sono rese da molto tempo umide ed insalubri. E tutto questo, per venire alla conclusione, in verità, molto logica, che il Consiglio dei Dieci col tribunale degli Inquisitori di Stato non furono altro che il tribunale di alta polizia ordinario, il quale, a sentir lui, avrebbe prodotto su Venezia i più mirabili effetti. I quali effetti, è bello vedere con quanta destrezza sappia il Tiepolo enumerarli, estorcendoli dalla bocca stessa del suo avversario. E sarebber questi che, grazie àgli Inquisitori, la tranquillità interna dello Stato non fu mai turbata (1). Ad essi dovè la república la sua lunga tranquillità, la pace e l’ordine publico, che fu conservato per cinque secoli e mezzo (2). Dopo la prima insli-tuzione del Consiglio dei Dieci, non vi furono più turbolenze nello Stato, più ribellioni nelle colonie: non alcuna, neppur minima effervescenza nella capitale, ad onta della carestia, delle pesti, degli interdetti, delle guerre sfortunate; mai alcun indizio di disobbedienza: ninna congiura che non fosse punita avanti di scoppiare, e fors’anche prima di formarsil (5); niun cittadino che siasi reso temibile , niun esempio di una magistratura prorogata oltre il termine prescritto (4). Sicché, lungi dall’essere riguardalo dalla popolazione come tirannico . (1) Daru, tom. iv, pag. 219. (2) Id., tom. vi, pag. 173. (3) Questo, a dir vero, non ci sembra elogio che possa darsi in buona fede ad un Governo. (4) Daru, tom. vi, pag. 198.