CAPITOLO X. 209 morì di dolor d’ambizione colui che non aveva saputo morir di dolore di padre. Che libertà, che republiche, che aristocrazie ! (1). Le ineffabili ambasce di quel padre orbato del figlio, di quel principe destituito dal trono, oramai sono entrate nel dominio degli interessi popolari, grazie alle prepotenti melodie del Verdi. Dopo tanti secoli, al dì d’oggi non v’ha cuore gentile in nessun paese del mondo che non abbia sofferto un palpito nell’udire con sì strazianti note il vecchio padre, fuor di sè per l’affanno, pregare i suoi giudici perchè gli rendessero il figlio, e chieder loro se quella era dunque l'iniqua mercede che avevanserbala al canuto guerriero; se quello era il premio per la fede e il valore con cui aveva sempre protetlo e cresciuto l’impero; e protestare altamente ch’egli moriva vittima di un odio infernale (2). Degno officio delle arti è cotesto di render popolari i severi insegnamenti dell’istoria e di accendere le moltitudini al concetto di nobili sensi ed all'esercizio di propositi generosi. E non vediamo il perchè fra tanti giovani cresciuti alle lettere ed alla poesia, nessuno si trovi che pensi a far rivolgere a questo scopo supremo la più popolare ed efficace di tutte le arti, preparando alla musica, che deve riescire a patrimonio anche della moltitudine, delle parole che almeno vogliano dir qualche cosa. E se a ciò non pensano i poeti, potrebbero pur pensarci i compositori i quali, come disse non ha guari un robusto pen^ satore, dovrebbero aver tanto rispello per l’arle loro da (1) Sommario, ecc., ediz. 2.aj pag. 211. (2) La deposizione di Francesco Foscari diede argomento alla composizione di parecchi quadri, tra i quali vanno distinti quelli di Grczoletti c ili Hayez.