CAPITOLO XII. 563 fecero bruciare sulla publica piazza »ina castella piena di veleni, dando ad intendere al popolo illuso, ch’era siala mandala da Parigi con perfido disegno. Ma indarno si lenta di far chiudere agli uomini le orecchie alle seducenti parole di liberiti e di eguaglianza, che risvegliano nell’animo così nobili propositi e suscitano, nel cuore le più generose passioni. Il solilo ritornello di prudenza, di amore dell’ordine, di legalità, con cui gli uomini del passalo cercano di trattenere e di travisare; l’impeto dei più giovani, non fu più ripetuto clic con derisione. Onde i Dicci pensarono d’incutere spavento ■ nella popolazione con qualche più truce spettacolo; ed . una mattina si trovarono sulla piazza di San Marco Ire uomini appiccati, come rei d’avere tenuto corrispon^, denza con Francesi (1). IScl medesimo intento cooperava, coi preti e coi retrogradi, anche la diplomazia: e l’ambasciatore inglese, in ¡specie, non si stancava mai dal gridare come il legato di Francia intrattenesse male pratiche coi Grigioni, mirando così ad esacerbare costoro finche trovassero occasione di moversi. Loro ricordava 1’esclusione data diti Veneziani, e la dissoluzione della lega nel 1766;' asseriva che là passavano i corrieri portatori di semi (1) Alcuni storici asseriscono clic il Consiglio dei Dicci per far paura, non sapendo veramente conilo chi rivolgersi, abbia mandato a prendere all'ospltàle (re cadaveri per impiccarli. — « Le generai Kosciu.-ko raeoh-tait que, pendant son séjour à Venise, 0:1 avait vu un rnatiii trois homnics' peiulus aux gibets de la place Suini-Mare, avec- 1111 ceriteau qui Ics qna-lifiait dos conspirateurs ; mais un membre du Conseil des Dix Ini dii, cu confiilence, que c'ctaient trois mprls qu’on avait pris à lliòpital, et qn’011 exposail pour elTiayer le pcuple. » — Dar« , Histoire de Venite, 1ÌV. XJÌXYI.