578 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI portino alla zecca per averne il bollo, e disporne quindi a piacimento (1). I Turchi non violarono questa pace conclusa colla república . ma le milizie maomettane andavan distruggendo tutti i piccoli Stati della Macedonia, verso l’Epiro e la Morea; sicché fu agevole ai Veneziani lo scorgere quanto arduo, per non dire impossibile, sarebbe loro riescilo il mantenersi soli in quella penisola, a fronte di sì formidabili conquistatori. Un bascià già risiedeva in Atene, ed un altro comandava a metà del Peloponneso. Ben vi tenevano ancora i Veneziani Modone, Corone, Napoli di Bomania ed Argo; ma avevan perduto Corinto, così importante per la sua posizione : per cui fu costretto il senato di mandare verso l’Arcipelago 19 galee, sotto il comando di Luigi Loredano. Quivi una lieve causa fece scoppiare un grave incendio di guerra (an. 1465). Uno schiavo del bascià di Atene fuggì dal suo padrone, rubandogli ben centomila aspri, e rifugiossi a Corone, presso un tal Gerolamo Va-laresso, gentiluomo Veneziano, che gli fornì i mezzi per la fuga ; nè più si volle restituire, colla scusa che s’era fallo cristiano. Il bascià di Morea non era così buono da soffrire con rassegnazione una tanta ingiuria, e cominciò le sue vendette col cacciare tutti i Veneziani da Argo. Questo fatto determinò il governo Veneto ad assalire i Turchi, nella lusinga di poterli cacciare dalla Morea ; e mandò a tal uopo al suo ammiraglio un rinforzo di cinque galee con piccola armata. Le quali milizie ripresero Argo, e portaronsi a metter l’assedio dinanzi a Corinto.—Quivi si diedero delle scaramucce, che costa- (1) Vedi Malipiero, Marín Sanuto, Sandi, ecc.