350 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI Oltreché, la vista del continuo armamento cui attendevano i Turchi, costrinse Venezia a fare, alla sua volta, altrettanto, benché si trovasse in indicibili strettezze. Bisognava proprio rassegnarsi anco a questa necessità, per quanto fosse onerosa, perchè guai alla nazione che non si prepara alacremente a scendere in campo quando vede il nemico allestire le armi. Pensò, quindi, a fortificare le isole di Cerigo, Zante, Cefalonia, Santa Maura e Corfù, ed a mantenere a’suoi servigi il maresciallo Schullembourg, il cui solo nome, per le passate imprese, valeva ad incutere non lieve spavento ai Turchi. E per sopperire a tante spese, fu costretto il governo di aprire un prestilo di trecento mila ducati, e di concedere agli ebrei la facoltà di stabilirsi in Venezia, previo il pagamento di una tassa. Tutti questi bisogni, ogni dì più stringenti, hanno spinto il governo veneto ad aggravare le imposte e ad adottare quel metodo di gravose contribuzioni che la scienza economica ha mostrato oramai all’evidenza quanto sia rovinoso per gli stali non meno che per i governi. Imperocché egli è certissimo che, quanto più tenui sono i balzelli, altrettanto più volonterosi e solleciti sono i pagatori, minimi i sutlerfugi, e più grosso il reddito pubblico. Questa volta poi, per disgrazia, l’aumento delle imposizioni tornava assai più funesto alle Venezie, in quanto che favoriva gli interessi dell’Austria, padrona già fin d’allora del porlo di Trieste. Colla scusa di sottrarre i proprii sudditi alla vessatoria e capricciosa tariffa doganale della republica, non tardò l’imperatore ad adottare provedimenti che non potevano a meno di riescirle assai ruinosi. E quel che è peggio, egli ordinò