CAPITOLO 111. l’aiuto del papa, sempre irresoluto,' e peggio su quello dell’imperatore, luti’altro che amico dei veneti interessi; e finì col ricordare quella famosa parabola dell’ Evangelio nella quale è detto, che chi s'accinge a combattere contro un nemico possente, deve badar prima, se con dieci mila uomini è in grado di sconfiggerne dieci mila. Queste erano belle e buone ragioni, che avrebbero dovuto far grande impressione sull’assemblea, e l’hanno fatta. Ma ciò non tolse, che, quando si venne ai voli, siasi trovalo, che ciascuno era rimasto del proprio avviso, onde la proposizione d’autorizzare il Bailo di Co-slanlinopoli, restò senza effetto. Trisle esempio, che si vede rinnovar tulli i dì nei parlamenti, dove, quando ben si crede che la facondia di qualche oratore abbia pollilo riscaldare l’animo dei più per la causa della giustizia e della verità, quando si viene alla prova dello squiltinio, quasi sempre, pur troppo, risulta ohe i più han votalo, non secondo coscienza, ma sol lo il dettame di sistematiche ministeriali prevenzioni. 11 che sia dello ad onore e gloria del reggimento monarchico costituzionale. Bisognò dunque far presto a stringere la lega proposta ; ed a lai uopo mandò la republica un ambasciatore a Roma, il quale ollonnc appunto che colà si stringesse un’alleanza offensiva e difensiva contro i Turchi, fra il papa, l’imperatore ed i Veneziani. Vi si ammise poi anche Ferdinando arciduca d’Austria (1). Tulli (1) Instrumentum licjae et foederis inili inter summum pontificati Puulum III, Screnissimum Carolum impcratorem V, et ilhistrissimum dominimi Vcnetorum, 1558.