72 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI dominio di una famiglia croata; sicché non ci volle meno del valore di Paolo Morosino per riconquistarle. Spontanei, invece, subirono il dominio Veneto alcuni popoli del-l’Istria, malgrado le opposizioni del patriarca d’Aquileia, il quale per poco non diede mano alle armi. Ma i guai più lamentevoli venivano da Genova, poiché, ad onta di una pace di recente stipulata, essa mal sapeva frenare la gelosia e l’invidia contro la più fortunata sorella, e non lasciava sfuggire occasione senza esercitare le più ostili rappresaglie. Venezia pensò a provvedere alla meglio ai propri interessi. Spedì galee in soccorso de’ suoi mercanti sul mar di Cipro, nell’ Arcipelago e sul Mediterraneo, dove pure riescivano infesti i Genovesi. Ed il governo Veneto, per non venir con essi ad aperte ostilità, giunse perfino a render responsabile Tommaso Viaro, capitano della squadra, delle perdile fatte per le piraterie dei nemici (1), e lo punì con perpetuo esilio (2). Tanto non bastò a mantenere la pace fra le due rivali. Chè anzi, nel 1348, i Genovesi assalirono alcuni legni mercantili di Venezia ancorati nel porto di Caffa. Fu dunque una necessità il prendere le armi. In Venezia, in Candia, in Dalmazia, e Negroponte si allestirono galee , le quali vennero capitanale da Carlo Ruzzini. Nel primo scontro, avvenuto nel 1350, vinsero i Veneziani, e n’ ebbero lauto bottino. Ma troppo cara costò loro una tale vittoria. Indarno la republica invocò 1’ alleanza di (1) « V'ersi primum Genuenses in piraticam, » dice lo stesso Veri, il quale per altro accusa il Viaro di sola pusillanimità. « Reluetari hosti minime auso Thuma Viaro proetore, quoniam, ubi intrat anintum pavor, id sulum metuit, quod formidat. » Nell’opera succitata, a pag. 142. (2) Saudi, voi. i, parte 2', pag. 90.