CAPITOLO V. 125 «lice l’Amelol (1), lamentavansi forte del papa e dei loro ospiti novelli. 11 senato comunicò tosto quanto era avvenuto a tutti gli ambasciatori e ministri delle potenze straniere, residenti in Venezia , dichiarando eh’ esso riteneva per nulle tutte le misure prese dal papa , ed era risoluto di continuare nell’esercizio della religione cattolica. Del resto , non c’era nemmanco bisogno di questa dichiarazione , mentre il Monitorio del papa non fece proprio nessuna impressione. Germania, Francia, Spagna, Savoia, Toscana, Napoli e i duchi di Mantova e di Modena si dichiararono apertamente in favore dei Veneziani; ed in Polonia, avendo i Francescani di Cracovia espulsi dalla loro chiesa due gentiluomini veneti, per compiacere al nuncio del papa, furono costretti a chiederne scusa aH’ambasciatore Luigi Foscarini, ed invitarlo per l’indomani ad una messa solenne. 11 papa, dunque, n’era costernatissimo, e si capiva che avrebbe fatto qualunque cosa pi-r ritrarsi senza disdoro dalla via falsa su cui s’era posto; ed i principi d’Italia credettero che fosse quello il momento più opportuno per interporre la loro pacifica mediazione. Fu primo il duca di Mantova a scrivere in proposito al senato : ma questo rispose che, dopo l’ingiuria ricevuta dal pontefice, era impossibile il prendere alcuna deliberazione prima che egli non avesse revocala la scomunica e rimesse le cose nello stato primitivo. E tale, a un bel circa, fu la risposta data all’ambascialore del (1) Nel Padovano.