212 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI può dare un assoluto giudizio, poiché i Dieci, come so-glion fare i tiranni, gli hanno inflitto la peggiore delle persecuzioni, la quale non istà nell’infamia del patibolo, sihbene' nel secreto calunniatore (1). Ma, a volerci pensare, oltre la mancanza assoluta di vere testimonianze ¡storiche che diano prova della reità del Carmagnola, molte riflessioni la fanno anzi apparire improbabile. L’accusa che egli avesse pattuito col nemico, è affatto destituita di prove, mentre mai non ci disse l’istoria quali fossero le condizioni del tradimento. Nè i Veneziani ebbero altra cagione di sospetto, se non nel cattivo esito della battaglia, il quale può benissimo avvenire per cento altri motivi, senza supporre la perfidia del generale. Non è mai stato scritto in nessuna legge del mondo, che, quando uno assume il comando di un esercito, abbia a condurlo a vittoria sicura; poiché, se due sono le parti belligeranti, è evidente che, se l’una ha da vincere, deve perder l’altra. Fu ben detto: guai ai vinti, ma non fu detto per questo che lutti i vinti siano ribaldi. Si ponga mente inoltre, come osserva il Manzoni, all’andata del conte a Venezia senza esitazione, senza riguardi o precauzione di sorta ; si ponga mente al mistero tenuto sempre dal governo veneto, malgrado che tutta Italia il condannasse d’ingiustizia e d’ingratitudine; si ponga mente alla crudele precauzione di mandare il conte al supplizio colle sbarre alla bocca, mentre, non essendo egli veneziano, non poteva aver partigiani nel popolo; si ponga mente infine al carattere del Carmagnola ed a quello del duca di Milano, e vedrassi quanto ripugni il supporre tra essi un accordò. —11 Carmagnola non era (1) Sommario dell'istoria d’Italia, edizione succitata, a pag. 207.