STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI fini eccelsi e magnanimi, per i quali si aumenti lo splendore loro e si conservi la reputazione, la quale nessuna cosa più spegne che il cadere nel concetto degli uomini di non'avere animo o possanza di risentirsi delle ingiurie, nè d’essere pronto a vendicarsi; cosa sommamente necessaria, non tanto per il piacere- della vendetta, quanto perchè la penitenza di chi t’ha òffeso sia tale esempio agli altri che non ardiscano provocarli. Così viene in conseguenza congiunta la gloria con l’u-lilit'a, e le deliberazioni generose e magnanime nascono anche piene di comodità e di profitto; così una molestia ne leva molle, e spesso una sola e breve fatica li libera da molle e lunghissime. Benché, se noi consideriamo lo slato delle cose d’Italia, la disposizione di molti principi contro a noi, e le insidie le quali continuamente si ordinano per Lodovico Sforza, conosceremo che non manco la necessità presente che gli altri rispetti ci conduce a questa deliberazione; perchè egli, slimolato dalla sua naturale ambizione e dall’odio che ha contro questo eccellentissimo Senato, non studia, ndn attende ad altro che a disporre-gli animi di tutti gli Italiani contro di noi, che a concitarci contro il re dei Romani e la nazione tedesca: anzi già comincia per il medesimo effetto a tenere pratiche col Turco. Già vedete per opera sua con quanta dilficollà,*e quasi senza speranza si sostenga la difesa di Pisa, e la guerra nel Casentino; la quale, se si continua, incorriamo in gravissimi disordini e pericoli : se si abbandona senza fare altro fondamento alle cose nostre, è con tanta diminuzione di reputazione che si accresce troppo l’animo di chi ha volontà di opprimerci, e sapele quanto è più facile opprimere chi ha già comincialo a declinare, che