224 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI assalitori. — Il 10 dicembre ritentarono le prove, ma senza miglior fortuna; anzi, pagando all’intempestiva audacia duemila estinti. Gloriosa rimarrà sempre per Brescia questa pagina della sua storia. Peccato che così magnanimi sforzi non fossero diretti contro Io straniero, ed a difesa della propria indipendenza; quantunque si possa dire che quei generosi facevano appunto una quistione di libertà il vincere dei Veneziani piuttosto che dei Milanesi. In dodici anni il generoso popolo di Brescia s’affezionò tanto a quella modesta e non umiliante Signoria veneta, come la chiama il Cattaneo (1), che quando il Piccinino comparve per ricuperarla a Filippo, era troppo tardi. I Bresciani, sospese tosto le domestiche inimicizie, proferirono al magistrato i loro averi, spianarono le case dei sobborghi, munirono di ricche artiglierie le mura. Fecero una compagnia di quattrocento, che chiamarono degli immortali, perchè altri dovevano sempre prendere il posto dei caduti. 11 nemico batteva le mura con ottanta cannoni, e i cittadini battevano le chiese ov’era alloggiato. Ogni giorno egli scendeva dai colli a combattere; ogni giorno gli assediati uscivano dalla città. Chiusi i tribunali e le officine; rifugiati nelle chiese i vecchi e gli infanti, tutti i cittadini erano sulle mura; tutte le donne, sotto il comando di Brigida Avogadro, erano tra il foco a sollevare i feriti, a dar mano alle opere di difesa (2). Scaricate (1) Vedi l’introduzione alla preziosa raccolta di Notizie naturali e civili su la Lombardia, voi. 1, pag. lxxiii. (2) Et in tale opera non meno s’affaticavan le donne che gli uomini ; le quali partite ordinariamente, Braida Avogadra, nobile matrona, tanto valse di eccellenza d’animo, quanto era nobile di famiglia ; et molto fu utile in queste opere alla república. — Saeellico, Duca ut, lib. 5.