CAPITOLO XVII. 535 condizione delle cose presenti, permetteremo che altri si faccia formidabile, a offesa nostra, di quelle armi, che ci sono offerte a sicurtà e aumento nostro, e, vogliate, in benefìzio della patria vostra, considerare quanta differenza sia dal muovere la guerra ad altri, o aspettare che la sia mossa a noi, trattare di dividere lo stato di altri, o aspettare che sia diviso il nostro; essere accompagnali contro a un solo, o rimanere soli contro a molti compagni. Perchè, se questi due re si uniscono insieme contro a noi, gli seguiterà il Pontefice, per conto delle terre di Romagna, il re d’Aragona per i porti del reame di Napoli e tutta Italia, chi per ricuperare, chi per assicurarsi. È noto a tutto il mondo quel che tanti anni fa ha trattato il re di Francia con Cesare contro a noi; però, se ci armeremo contro chi ci ha voluto ingannare, niuno ci chiamerà mancatori di fede, niuno se ne ma-raviglierà; ma da lutti saremo riputati prudenti, e, con nostra somma laude, sarà veduto in pericolo colui che si sa per ciascuno che ha cercalo fraudolentemente mettervi nor (1) ». Quand’ecco, sorgere Andrea Gritti a sostenere il contrario partito, con queste parole : «Se fosse conveniente, in una medesima materia, rendere sempre il voto nel bossolo dei non sìnceri (2), io vi confesso, clarissimi senatori, che io in altro bossolo non lo renderei, perchè questa consultazione ha, da ogni parte, tante ragioni, che io spesso mi confondo. Nondimeno, essendo necessario il risolversi; nè potendo (1) Vedi in Guicciardini, Storia d'Italia, lib. vii. (2) Per intelligenza di chi non sa, è da avvertire quanto scrive Gasparo Contarini nel suo trattato della república veneta, in proposito delle deliberazioni e dei giudizi; ed è che tutti i consigli presso i Vene-