CAPITOLO IV. Ili erano gli odii che da gran tempo covavano per le aristocratiche riforme del governo. Un fra Bartolomeo, dell’ordine di S. Gerolamo, fu in Venezia 1’ agente provocatore della rivolta, ed, astuto, riesci a trovar complici persino tra i più cospicui patrizii, ed i più eminenti magistrati. Non si sa bene quale fosse lo scopo a cui precisamente mirassero i rivoltosi. Ma desso non poteva essere che iniquo, mentre favorivano le mire d’ ambizione di un Carrara, tanto amico degli stranieri ! Eppure a questa trama presero parte Leonardo Mo-rosini e Marin Barbarigo; 1’ avogadore Luigi Molino, e fìnanco Pietro Bernardo, consigliere del Doge. Il triste Carrara, cominciò dall’ introdurre a poco a poco in Venezia alcuni ribaldi suoi satelliti, dei quali era capo, Nicolò Tignoso ed un Gratario di Mestre. Questi si radunavano spesso a complottare, ed avevan scelto per sito di convegno la casa di una donna del popolo soprannominata la gobba. Facevan essi il conto di riescire nell’impresa, ed uccidere i più eminenti personaggi della republica coll’av-velenare i pozzi pubblici dove, per cura dello Stato, si conservavano fin d’a!lora,e tuttodì si conservano le acque piovane che, in mancanza di acqua dolce, bevono i Veneziani (1). Progetto stolto, e per dir vero, anche t (1) Pulcut venenis in/icerent, certorum optimatum necem patrarent ; uliusque, data pecunia, corrumperent, ut ipsi sacrosanta scnatus arcana, proderentur. — Lodevoli sono gli sforzi del veneto municipio per avere acque potabili in città. Già da anni esso fa sacrifizio di enormi somme per riescire nella costruzione dei pozzi artesiani ; ed in questi ultimi giorni si ha lusinga che siasi finalmente ritrovata una vena d’acqua la quale, se per ora non è troppo buona, è molto sperabile che lo divenga col tempo.