CAPITOLO-XU. 375 turali nemiche, e la cui ambizione e cupidigia sarebbero sempre pericolose per Venezia non solo, ma eziandio per tutti gli stati d’Italia. La nazione francese, al contrario, paga de’suoi domimi,, non avendo nulla da invidiare agli altri popoli d’Europa, non poteva oramai adottare una politica sospetta, mentre, nelle sue. alleanze coi popoli vicini, aveva ben più a dare che a ricevere. Onde, vincitrice di tutti i principi coalizzati contro la sua libertà, era decisa di voler conoscere una volta quali fossero i suoi veri amici, fra i quali amava di credere che si po,-tesse coniare l'illustre senato di Venezia, di cui l'Europa era solila da tanti secoli ad ammirare il senno politico c civile. Per il che non dubitava che esso si sarebbe subito deciso di riconoscere formalmente la república francese*, di riceverne i ministri co’riguardi dovuti ad una grande nazione, e di accoglierne i cittadini sotto l’immediata proiezione delle leggi, affinchè vi potessero godere della loro libertà, del fruito della loro industria e degli averi. Sirena, così, una specie di alleanza fra la república di Venezia e quella di Francia, è evidente che bisognava prepararsi a sostenere le ostilità della Germania, onde l’Alla llali;i sarebbe divenuta tra breve un campo di guerra. La qualcosa non poteva lasciar molto tranquillo il veneto governo, già tarilo spaventato per il contagio delle idee rivoluzionarie che venivano d’olir’Alpi5 sicché, quando in queH’anno si è venuto allo scrutinio per la rielezione dei membri del Consiglio dei Dieci, noUesIrarre dall’ urna le schede per la votazione, irovossi su gran numero di esse una raccomandazione ai nuovi nominali perché più attivamente invigilassero e severamente punissero i giacobini. ;