451 STORIA DEI, CONSIGLIO DEI DIECI a Roma a Bernardo Giustiniani, uomo eloquentissimo, il quale ebbe a dire che la republica, benché provocala con gravi ingiurie, non avrebbe mai pigliate le armi, se a guerreggiar contro Ercole non l’avesse spinta l’istesso pontefice. Non abborrire anco al presente la pace, e solo non poterla accettare perchè proposta in modi sconvenevoli ed a tali condizioni che, ammettendole, era un far schernire da tutte le genti il nome veneziano, e nul-1’altro df meglio. Certo che i consigli, le ammonizioni ed i conforti del pontefice guardavan solo al comune riposo, non potendo da lui venire cosa alcuna che fosse meno utile al nome cristiano. Essere, però, troppo chiaro che contro di lui usavasi inganno da quei medesimi, i quali, mentre s’erano pur rimasti oziosi spettatori quando ferveva la guerra con il Turco, onde sovrastava all’Italia, all’Europa ed a tutta la cristianità un tanto pericolo, ora correvano di comune accordo alla guerra, colla scusa di volere ad ogni costo mantenere in Italia la pace, di cui i Veneziani, in altre troppo più importanti occasioni, s’erano mostralo cosi poco solleciti; come se, colla caduta del duca di Ferrara, avesse a minare il mondo. « Ma che vederebbe, con somma sua sapienza, Iddio quello che non potevano elli comprendere; se gli era meglio che favorissero ad Hercole od a’Vinitiani; perchè bave-vano determinato di condurre a fine la guerra che have-vano presa, mossi però dall’autorità del Pontefice, poiché loro riusciva tanto felicemente, quanto era giusta la causa che li havea mossi a pigliarla » (1). Non valsero queste parole a smuovere il papa dal suo fermo proposito. Egli voleva assolutamente che la città f (1) Sabeluco, Le Hisloric Vinitiane, deca tv, Uh. 2°.